VITA RICONOSCENTE
C’è chi cammina per la vita con un’aria triste e amareggiata. Lo sguardo sempre fisso su cose scoraggianti. Non hanno occhi per vedere che, nonostante tutto, le cose buone sono più abbondanti delle cattive. Non sanno i tanti gesti nobili, belli e ammirevoli che accadono tutti i giorni nel mondo. Forse vedono tutto nero perché proiettano sulle cose la loro oscurità.
Altri vivono sempre con un perenne atteggiamento critico. Passano la vita a osservare le cose negative che ci sono attorno. Nulla sfugge al loro giudizio. Si ritengono persone lucide. Perspicaci e obiettive. Mai, però, lodano, ammirano o ringraziano. Solo sanno rilevare il male e condannare.
D’altri fanno il percorso della vita indifferenti a tutto. I loro, occhi vedono soltanto quello che serve ai propri interessi. Non si lasciano sorprendere da nulla che sia gratuito, non si lasciano amare né benedire da qualcuno. Chiusi nel loro mondo, si occupano soltanto di difendere il loro piccolo benessere sempre più triste ed egoista. Dal loro cuore non viene mai fuori un’azione di grazie.
Molti vivono in maniera monotona e noiosa. La loro vita è una semplice ripetizione: lo stesso orario, lo stesso lavoro, le stesse persone, la stessa conversazione. Nella loro vita non scoprono mai un nuovo paesaggio. Non trovano niente di nuovo. Mai una cosa differente capace di rinnovare il loro spirito. Non sanno amare le persone in un modo diverso. Il loro cuore non conosce la lode.
Per vivere ringraziando bisogna vedere che la vita è buona: guardare il mondo con amore e simpatia; pulire lo sguardo carico di negatività, pessimismo o indifferenza per scoprire quello che c’è di buono, bello e ammirevole nelle persone e nelle cose. Quando S. Paolo dice che «siamo stati creati per lodare la gloria di Dio», parla del senso e la ragione più profonda della nostra esistenza. Nel brano di Luca, Gesù si stupisce che solo uno dei lebbrosi sia tornato indietro per «ringraziarlo e rendere gloria a Dio». È l’unico che ha saputo sorprendersi dalla guarigione e riconoscersi graziato.
José Antonio Pagola
Traduzzione: Mercedes Cerezo