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7 Tempo ordinario – A (Matteo 5,38-48)

Evangelio del 19 / Feb / 2017
Publicado el 13/ Feb/ 2017
por Coordinador - Mario González Jurado

UNA CHIAMATA SCANDALOSA

La chiamata all’amore è sempre attraente. Certamente, molti accoglievano con piacere la chiamata di Gesù ad amare Dio e il prossimo. Era la sintesi migliore della Legge. Ma quello che non potevano immaginare è che un giorno avrebbe parlato loro di amare i nemici.

Gesù, tuttavia, lo fece. Senza alcun sostegno nella tradizione biblica, distanziandosi dai salmi di vendetta che alimentavano la preghiera del suo popolo, contro il clima generale di odio che si respirava intorno a lui, proclamò con chiarezza assoluta la sua chiamata: «Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano».

Il suo linguaggio è scandaloso e sorprendente, ma totalmente coerente con la sua esperienza di Dio. Il Padre non è violento: ama anche i suoi nemici, non cerca la distruzione di nessuno. La sua grandezza non consiste nel vendicarsi, ma nell’amare incondizionatamente tutti. Chi si sente figlio di questo Dio, non introdurrà nel mondo odio né distruzione di alcuno.

L’amore al nemico non è un insegnamento secondario di Gesù, rivolto a persone chiamate a una perfezione eroica. La sua chiamata vuole introdurre nella storia un atteggiamento nuovo di fronte al nemico, perché vuole eliminare dal mondo l’odio e la violenza distruttrice. Chi assomigli a Dio non alimenterà l’odio contro nessuno, cercherà il bene di tutti, anche dei suoi nemici.

Quando Gesù parla dell’amore al nemico, non ci sta chiedendo di alimentare in noi sentimenti di affetto, simpatia o tenerezza verso chi ci fa del male. Il nemico continua ad essere qualcuno da cui possiamo aspettarci danno, e difficilmente i sentimenti del nostro cuore possono cambiare.

Amare il nemico significa, anzitutto, non fargli del male, non cercare né desiderare di fargli danno. Non dobbiamo stupirci se non proviamo amore alcuno verso di lui. È naturale che ci sentiamo feriti e umiliati. Dobbiamo preoccuparci quando continuiamo ad alimentare l’odio e la sete di vendetta.

Ma non si tratta solo di non fargli del male. Possiamo fare passi ulteriori fino ad essere disposti anche a fargli del bene, se lo troviamo in necessità. Non dobbiamo dimenticare che siamo più umani quando perdoniamo che quando ci vendichiamo rallegrandoci della sua disgrazia.

Il perdono sincero al nemico non è facile. In certe circostanze alla persona può essere in quel momento praticamente impossibile liberarsi dal rifiuto, dall’odio o dalla sete di vendetta. Non dobbiamo giudicare nessuno dal di fuori. Solo Dio ci comprende e perdona in maniera incondizionata anche quando non siamo capaci di perdonare.

José Antonio Pagola
Traduzzione: Mercedes Cerezo

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