PANE E VINO
Impoveriremmo gravemente il contenuto dell’Eucaristia se dimenticassimo che noi credenti dobbiamo trovare in essa il nutrimento della nostra vita. È certo che l’Eucaristia è un pranzo condiviso da fratelli che si sentono uniti in una stessa fede. Purtroppo, anche se questa comunione fraterna è molto importante, è pur sempre insufficiente se dimentichiamo l’unione con Cristo, che si dona a noi come nutrimento.
Una cosa simile dobbiamo dire della presenza di Cristo nell’Eucaristia. Si è sottolineata, e con ragione, questa presenza sacramentale di Cristo nel pane e nel vino, ma Cristo non è presente solo per esserci; è presente offrendosi come nutrimento che sostiene la nostra vita.
Se vogliamo riscoprire il significato profondo dell’Eucaristia, dobbiamo ricuperare il fondamentale simbolismo del pane e del vino. Per sussistere l’uomo deve mangiare e bere. Questo fatto così semplice, tante volte dimenticato nelle società soddisfate del benessere, rivela che l’essere umano non ha il suo fondamento in se stesso, ma vive perché riceve misteriosamente la vita.
La società contemporanea sta perdendo la capacità di scoprire il significato dei gesti più elementari dell’essere umano. Sono, però, quei gesti semplici e originari che ci restituiscono la nostra vera condizione di creature, che ricevono la vita come dono di Dio.
Concretamente, il pane è il simbolo eloquente che condensa in se stesso tutto quello che significa per la persona mangiare e nutrirsi. Perciò il pane è stato venerato in molte culture di maniera quasi sacrale. Molti di noi ricorderanno che le nostre madri ce lo facevano baciare quando, senza volere, ne cadeva a terra un pezzo.
Ma, da quando ci arriva dalla terra fino a tavola, il pane ha bisogno di essere lavorato per quelli che seminano, preparano la terra, segano e raccolgono le spighe, macinano il grano, cuociono l’impasto. Il vino suppone un processo molto più complesso per la sua elaborazione.
Perciò, quando si presentano il pane e il vino sull’altare, si dice che sono «frutto della terra e del lavoro dell’uomo». Da una parte sono «frutto della terra» e ci ricordano che il mondo e anche noi stessi siamo un dono uscito dalle mani del Creatore e d’altra, sono «frutto del lavoro» e significano quello che noi uomini facciamo e costruiamo con il nostro sforzo solidale.
Questo pane e questo vino diventeranno per i credenti «pane di vita» e «calice di salvezza». In essi noi cristiani troviamo il «vero cibo» e la «vera bevanda» di cui ci parla Gesù Un cibo e una bevanda che nutre la nostra vita sulla terra, ci invitano a lavorarla e migliorarla, e ci sostengono mentre camminiamo verso la vita eterna.
José Antonio Pagola
Traduzzione: Mercedes Cerezo