LA VITA COME DONO
Quasi tutto oggi ci invita a vivere sotto il segno dell’attività, la programmazione e la produzione. In questo esistono poche differenze fra il capitalismo e il socialismo. Quando si tratta di valutare la persona, si finisce sempre per valutare la sua capacità di produzione.
Si può dire che la società moderna sia arrivata a una convinzione pratica: per dare alla vita il suo vero senso e il suo contenuto più pieno, l’unica cosa importante è poter ottenerne il massimo rendimento per mezzo dello sforzo e dell’attività.
Perciò ci sembra così strana e imbarazzante questa piccola parabola raccolta dall’evangelista Marco, dove Gesù paragona «Regno di Dio» con un seme che cresce da solo, senza che il contadino gli dia la forza per germinare e crescere. Sicuramente è importante il lavoro di seminare che realizza il contadino, ma il seme contiene qualcosa che non ha messo lui: una forza vitale che non si deve dal suo sforzo.
Probabilmente sperimentare la vita come dono è una delle cose che potrebbe far vivere gli uomini e le donne di oggi in una maniera nuova, più attenti non solo a quello che siamo capaci di ottenere con il nostro lavoro, ma anche a quanto riceviamo in maniera gratuita.
Forse non lo percepiamo così: la nostra più grande «disgrazia» è vivere soltanto dal nostro sforzo, lasciarci colmare di grazia e benedire da Dio, e senza godere quello che ci regala continuamente. Passiamola vita senza lasciarci sorprendere dalla «novità» di ogni giorno.
Oggi, tutti abbiamo bisogno di imparare a vivere in un modo più aperto e accogliente, con un atteggiamento più contemplativo e riconoscente. Qualcuno ha parlato dei problemi che non si «risolvono» con il nostro sforzo, ma si «dissolvono» quando sappiamo accogliere in noi la grazia di Dio. Dimentichiamo che, in definitiva, come diceva Georges Bernanos, «tutto è grazia», perché tutto, assolutamente tutto, è sostenuto e penetrato dal mistero di questo Dio che è grazia, perdono e accoglienza per tutte le creature. Così ce lo rivela Gesù.
José Antonio Pagola
Traduzzione: Mercedes Cerezo
